Casa significa oggi educare un bambino?
In senso relativo, fargli assumere quei comportamenti adatti a integrarlo al meglio nel tipo di società dove vivrà.
Per cui la prima domanda che dobbiamo porci è: quali sono i valori che la nostra società considera desiderabili e che andranno perseguiti?
Nel nostro tessuto sociale, dove successo e denaro sono ai primi posti, può sembrare che ogni comportamento debba essere piegato ad essi. Ne consegue che cinismo ed egoismo possano essere considerati tratti desiderabili dell’educazione dei nostri figli?
Cosa deriverebbe dall’aumento percentuale di soggetti egoisti e cinici nel contesto della popolazione? Superata una certa quota la società si disgrega e non è più in grado di automantenersi.
Anche in questa società consumistica dove avere sembra prevalere in assoluto sull’essere, i valori positivi in “assoluto” coincidono alla fine con i valori positivi “relativi”.
E’ ancora desiderabile che alla base di una educazione vi sia l’abitudine all’altruismo e alla pietà !
I paletti
Quali altri “paletti” dobbiamo porre perché il nostro futuro uomo sia
ben integrato e possa sviluppare tutte le sue potenzialità?
Sicuramente il riconoscimento dell’autorità, sia essa rappresentata
inizialmente dai genitori e poi dallo stato, ma anche lo sviluppo delle
capacità critiche perché possa , se necessario, ribellarsi a quella
stessa autorità quando si rivela inadatta allo sviluppo della
situazione.
E’ evidente che a un bambino di pochi anni non si possono fare discorsi sui massimi sistemi e pretenderne la comprensione.
L’apprendimento dovrà avvenire sulle piccole cose quotidiane ed essenzialmente su due basi:
1) l’esempio – se vogliamo che nostro figlio si comporti in una certa maniera, dobbiamo comportarci noi in quel modo.
2) L’abitudine – rinforzare il comportamento positivo con un
atteggiamento premiante e quello negativo con un atteggiamento punente.
E’ importantissimo che non ci siano deroghe da parte nostra a questo
modo di fare. Se a un certo comportamento del bambino che abbiamo deciso
di considerare negativo per lo scopo educativo che ci prefiggiamo,
facciamo seguire una volta un premio e un’altra una punizione non faremo
che confondere il piccolo che non imparerà mai il comportamento
adeguato, ma che anzi sfrutterà la nostra scarsa fermezza per ottenere
quello che vuole lui.
Dal suo punto di vista per lui è importante ottenere il soddisfacimento
del bisogno immediato, non è in grado di posticipare questo bisogno per
uno scopo futuro più desiderabile. E’ l’adulto che ha questa capacità e
deve trasmetterla pian piano al bambino.
esempio
Un esempio potrà chiarire meglio:
Il bimbo ha fame ma quando gli proponiamo la minestra di verdure non la
vuole. Il genitore gli offre l’alternativa di uno yogurt. Al bimbo lo
yogurt piace e lo mangia. Il bimbo è stato premiato perché non ha
mangiato la minestrina! D’ora in poi la rifiuterà sperando di ottenere
lo yogurt!
Il bimbo vuole soddisfare il suo bisogno immediato di alimento dolce,
il genitore sa che una alimentazione a base esclusivamente dolce è
squilibrata e tenderà a educare il bimbo verso una alimentazione variata
e perciò più completa che a medio – lungo termine garantirà una salute
migliore.
Come doveva comportarsi il genitore quando il proprio figlio rifiutava la minestra? Doveva somministrare una punizione per esempio non dando alternative alimentari immediate. A merenda avrebbe poi dato lo yogurt che essendo stato somministrato a distanza dal comportamento negativo del bimbo, non avrebbe più avuto la caratteristica di premio!
premi e punizioni
I premi e le punizioni vanno decisi preventivamente dai genitori e da tutti i parenti in modo da essere sempre gli stessi nella medesima situazione. L’abitudine può essere data solo dalla ripetizione dello stesso comportamento.
Ci sono altre condizioni indispensabili perché si possa educare un bimbo con il metodo del premio e della punizione:
1) la punizione e il premio deve essere quanto più possibile commisurata all’entità del comportamento.
A una piccola infrazione deve corrispondere una piccola punizione (sempre quella), aumentata se l’infrazione si ripete o aumenta di gravità. Così per i premi.
2) La punizione deve essere vissuta come punizione e il premio come premio altrimenti non funziona.
In quali casi la punizione non viene vissuta come tale? Se il bimbo non
riceve sufficienti attenzioni e amore nei suoi comportamenti neutri,
dove non è necessario né l’atteggiamento punitivo né quello premiante,
quando riceverà una punizione per un comportamento inadeguato la vivrà
come un premio perché finalmente qualcuno gli dà attenzione. Continuerà a
comportarsi “male” per essere punito visto che a lui quella punizione
“piace”
Viceversa anche un premio può non essere per nulla gratificante! Questo
succede quando il bimbo è “premiato troppo” o quando non serve!
L’esempio classico è il bimbo che ha tutto, i cui bisogni vengono
soddisfatti prima che li manifesti! Il bimbo al quale non interessano i
giocattoli perché ne ha casa piena, o non piacciono più i dolci perché
gli vengono offerti in ogni occasione ( non sono più un premio!).
3) La punizione non deve mai essere una umiliazione! Se il bimbo si
sente umiliato, non vivrà la punizione come un evento giustificato dalla
sua mancanza ma come un attestato di incapacità e la sua autostima ne
subisce un danno notevole.
conclusioni
In conclusione il genitore dovrebbe:
1) Garantire una base di amore incondizionato da elargire in ogni situazione neutra.
2) Centellinare giochi o dolci ed ogni atteggiamento consumistico
che ne faccia perdere il valore rendendo routine il tutto.
3) Individuare gli obiettivi dell’educazione, sia alimentare che comportamentale e di fondo,
4) Accordarsi con i familiari per una omogeneità di comportamento e stabilire un sistema punente o premiante.
5) Applicare con autorevolezza tale sistema